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Per Aspera Ad Veritatem n.5
La mia vita nella CIA

William Colby e Peter Forbath - (Edizione "Mursia", Milano, 1981)





È un testo che unisce la forza della testimonianza diretta a uno stile narrativo sciolto e piacevole, nel quale verità politiche interessanti compaiono accanto ad aspetti quotidiani dell'esistenza.
William Colby narra, con un'ottica senz'altro personale, le vicende nazionali e internazionali della CIA, sin dalla sua costituzione, in tutti gli anni in cui egli vi ha lavorato come addetto o come funzionario prima, come direttore dal 1973 al 1976, poi.
Raccontando le sue esperienze e la storia della struttura, riferisce dei rapporti con l'Italia al tempo della guerra fredda, confermando il ruolo di sostegno che gli Stati Uniti ebbero, in quegli anni, nelle vicende politiche del nostro paese e degli avvenimenti del Vietnam, ove ha lavorato per alcuni anni, sfiora la crisi dei missili cubani nell'ottobre 1962 e la guerra nel Laos, la crisi in Cile al tempo della morte di Allende e il problema di Castro.
Di particolare interesse la ricostruzione dei rapporti interni della CIA con il Congresso, passati anche attraverso momenti di tensione per le accuse di un giornalista sulla sua attività antipacifista. Nel 1974, infatti, un servizio apparso sul New York Times, a firma di Seymour Hersh, denunciava una "massiccia operazione illegale di spionaggio interno", intrapresa dall'agenzia negli anni di Nixon. Un'imponente campagna stampa si abbatté sull'apparato e il sensazionalismo degli articoli contenenti le presunte mostruosità compiute dall'Agenzia accese l'opinione pubblica americana, già resa inquieta dagli episodi relativi al Vietnam, al Watergate, al Cile.
Si diede inizio alle indagini: il Presidente Ford nominò una Commissione presidenziale speciale e Commissioni speciali furono nominate anche dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti.
Il siluramento di Colby, giunto al termine di mesi che egli stesso ricorda turbolenti e intensi, è attribuibile, a suo giudizio, non solo al desiderio del Presidente Ford di segnare una svolta netta nella vita dei servizi, tramite la nomina di un nuovo direttore, ma soprattutto al modo con cui egli aveva affrontato la crisi della CIA.
L'atteggiamento di Colby, infatti, "pragmaticamente e filosoficamente, era in contrasto con quello del Presidente e dei suoi principali consiglieri": ispirarsi cioè "alla costituzione e applicarne i princìpi… collaborare alle inchieste e cercare di spiegare al Congresso, alla stampa e all'opinione pubblica i servizi segreti, la loro importanza, i loro successi e i loro insuccessi".
La visione personale di Colby sui servizi segreti, vale a dire il convincimento, che emerge chiaramente dalle pagine del suo libro, era che essendo essi utili e indispensabile il loro contributo alla sicurezza della nazione, andasse fatta la giusta pubblicità perché la gente ne conoscesse le funzioni, i limiti e i prodotti, con giuste informazioni relative alla loro natura e alla loro attività.



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